Le Sacre Scritture sono il fondamento della fede cristiana, eppure la loro autorità è seriamente messa in discussione, anche all'interno del cristianesimo.
È saggio chiedersi: quale autorità aveva la Scrittura per Gesù? Ogni vero discepolo di Gesù seguirà il Suo esempio anche in questo ambito.
Il capitolo 4 del vangelo di Luca fornisce numerosi dettagli su Gesù e il Suo rapporto con le Scritture; Luca presenta Gesù come studioso e insegnante della Parola.
Gesù studioso delle Scritture:
Il primo episodio raccontato nel capitolo è quello delle tentazioni subite da Gesù nel deserto:
"Or Gesù, ripieno di Spirito Santo, ritornò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto, e per quaranta giorni fu tentato dal diavolo; durante quei giorni non mangiò nulla; ma quando furono trascorsi, alla fine Egli ebbe fame. E il diavolo Gli disse: «Se Tu sei il Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». Ma Gesù gli rispose, dicendo: «Sta scritto: "L'uomo non vivrà di solo pane, ma di ogni parola di Dio"».
Poi il diavolo Lo condusse su di un alto monte e Gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo. E il diavolo Gli disse: «Io Ti darò tutto il potere di questi regni e la loro gloria, perché essa mi è stata data nelle mani e io la do a chi voglio. Se dunque Tu prostrandoti mi adori, sarà tutta Tua». Ma Gesù, rispondendo, gli disse: «Vattene via da Me, Satana, perché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e servi a Lui solo"».
Poi Lo condusse a Gerusalemme, Lo pose sull'orlo del tempio e Gli disse: «Se Tu sei il Figlio di Dio, gettati giù di qui; perché sta scritto: "Egli comanderà ai Suoi angeli attorno a te di custodirti. Ed essi ti sosterranno con le loro mani, affinché il tuo piede non urti alcuna pietra"». E Gesù, rispondendo gli disse: «È stato detto: "Non tentare il Signore Dio tuo"». E, quando il diavolo ebbe finito ogni tentazione, si allontanò da Lui, fino ad un certo tempo" (Luca 4:1-13).
Gesù, nel momento della tentazione, ricorse alle Scritture; ad ogni tentazione rispose: "Sta scritto" (nel racconto di Matteo 4:1-10), citando sempre dal libro del Deuteronomio (cfr. Deuteronomio 8:3, 6:13,16); Satana stesso usò le Scritture nell'ultima tentazione, ma Gesù conosceva bene quel passo e sapeva che il nemico lo aveva citato pretestuosamente.
Come allora, anche oggi Satana cerca di usare la Bibbia stessa come strumento d'inganno, pervertendone il vero significato.
Come per Gesù così per noi la nostra unica salvaguardia contro le tentazioni e i sofismi di Satana è la Parola di Dio.
Anche noi dovremmo conoscere così bene le Scritture da sapere quando Satana ci suggerisce pensieri non in armonia con essa, o quando un ministro di culto, o chiunque altro, la cita pretestuosamente, non correttamente o fuori contesto.
Ovviamente Gesù non aveva con Sé i rotoli contenenti le Scritture, ma rispose citando a memoria quei passaggi.
Proprio nel libro del Deuteronomio, qualche versetto prima di quelli citati dal Signore, troviamo l'ordine di conservare la Parola di Dio nel cuore e di fare di essa il centro dell'educazione dei figli.
"E queste parole che oggi ti comando rimarranno nel tuo cuore; le inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando sei seduto in casa tua, quando cammini per strada, quando sei coricato e quando ti alzi. Le legherai come un segno alla mano, saranno come frontali fra i tuoi occhi, e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte" (Deuteronomio 6:6-9, cfr. Deuteronomio 11:18-20).
Giuseppe e Maria, come ogni genitore ebreo avrebbe dovuto fare, istruirono Gesù nelle Scritture fin dalla Sua più tenera infanzia; Luca riporta che Gesù cresceva spiritualmente:
"Intanto il bambino cresceva e si fortificava nello spirito, essendo ripieno di sapienza; e la grazia di Dio era su di Lui. E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini" (Luca 2:40,52).
La fonte della Sua sapienza erano proprio le Scritture: "Per mezzo dei Tuoi comandamenti io acquisto intelligenza. La rivelazione delle Tue parole illumina e dà intelletto ai semplici" (Salmo 119:104,130).
Gesù è nostro esempio per la Sua dedizione allo studio, alla meditazione e alla memorizzazione delle Scritture; come Egli vinse la tentazione, così noi possiamo vincerla aggrappandoci alle promesse della Parola di Dio: "Ho conservato la Tua parola nel mio cuore, per non peccare contro di Te" (Salmo 119:11).
L'apostolo Paolo ci esorta: "La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza" (Colossesi 3:16).
I dottori della legge si stupirono quando ascoltarono Gesù dodicenne porre domande e rispondere alle loro domande: "E avvenne che, tre giorni dopo, Lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e a far loro domande. E tutti quelli che L'udivano, stupivano della Sua intelligenza e delle Sue risposte" (Luca 2:46-47).
Questo episodio testimonia del fatto che lo studio e la meditazione delle Scritture aprono la mente come nient'altro al mondo: "Ho maggior intendimento di tutti i miei maestri, perché i Tuoi comandamenti sono la mia meditazione" (Salmo 119:99).
"Il timore dell'Eterno è il principio della sapienza, e la conoscenza del Santo è l'intelligenza" (Proverbi 9:10).
È saggio chiedersi: quale autorità aveva la Scrittura per Gesù? Ogni vero discepolo di Gesù seguirà il Suo esempio anche in questo ambito.
Il capitolo 4 del vangelo di Luca fornisce numerosi dettagli su Gesù e il Suo rapporto con le Scritture; Luca presenta Gesù come studioso e insegnante della Parola.
Gesù studioso delle Scritture:
Il primo episodio raccontato nel capitolo è quello delle tentazioni subite da Gesù nel deserto:
"Or Gesù, ripieno di Spirito Santo, ritornò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto, e per quaranta giorni fu tentato dal diavolo; durante quei giorni non mangiò nulla; ma quando furono trascorsi, alla fine Egli ebbe fame. E il diavolo Gli disse: «Se Tu sei il Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». Ma Gesù gli rispose, dicendo: «Sta scritto: "L'uomo non vivrà di solo pane, ma di ogni parola di Dio"».
Poi il diavolo Lo condusse su di un alto monte e Gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo. E il diavolo Gli disse: «Io Ti darò tutto il potere di questi regni e la loro gloria, perché essa mi è stata data nelle mani e io la do a chi voglio. Se dunque Tu prostrandoti mi adori, sarà tutta Tua». Ma Gesù, rispondendo, gli disse: «Vattene via da Me, Satana, perché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e servi a Lui solo"».
Poi Lo condusse a Gerusalemme, Lo pose sull'orlo del tempio e Gli disse: «Se Tu sei il Figlio di Dio, gettati giù di qui; perché sta scritto: "Egli comanderà ai Suoi angeli attorno a te di custodirti. Ed essi ti sosterranno con le loro mani, affinché il tuo piede non urti alcuna pietra"». E Gesù, rispondendo gli disse: «È stato detto: "Non tentare il Signore Dio tuo"». E, quando il diavolo ebbe finito ogni tentazione, si allontanò da Lui, fino ad un certo tempo" (Luca 4:1-13).
Gesù, nel momento della tentazione, ricorse alle Scritture; ad ogni tentazione rispose: "Sta scritto" (nel racconto di Matteo 4:1-10), citando sempre dal libro del Deuteronomio (cfr. Deuteronomio 8:3, 6:13,16); Satana stesso usò le Scritture nell'ultima tentazione, ma Gesù conosceva bene quel passo e sapeva che il nemico lo aveva citato pretestuosamente.
Come allora, anche oggi Satana cerca di usare la Bibbia stessa come strumento d'inganno, pervertendone il vero significato.
Come per Gesù così per noi la nostra unica salvaguardia contro le tentazioni e i sofismi di Satana è la Parola di Dio.
Anche noi dovremmo conoscere così bene le Scritture da sapere quando Satana ci suggerisce pensieri non in armonia con essa, o quando un ministro di culto, o chiunque altro, la cita pretestuosamente, non correttamente o fuori contesto.
Ovviamente Gesù non aveva con Sé i rotoli contenenti le Scritture, ma rispose citando a memoria quei passaggi.
Proprio nel libro del Deuteronomio, qualche versetto prima di quelli citati dal Signore, troviamo l'ordine di conservare la Parola di Dio nel cuore e di fare di essa il centro dell'educazione dei figli.
"E queste parole che oggi ti comando rimarranno nel tuo cuore; le inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando sei seduto in casa tua, quando cammini per strada, quando sei coricato e quando ti alzi. Le legherai come un segno alla mano, saranno come frontali fra i tuoi occhi, e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte" (Deuteronomio 6:6-9, cfr. Deuteronomio 11:18-20).
Giuseppe e Maria, come ogni genitore ebreo avrebbe dovuto fare, istruirono Gesù nelle Scritture fin dalla Sua più tenera infanzia; Luca riporta che Gesù cresceva spiritualmente:
"Intanto il bambino cresceva e si fortificava nello spirito, essendo ripieno di sapienza; e la grazia di Dio era su di Lui. E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini" (Luca 2:40,52).
La fonte della Sua sapienza erano proprio le Scritture: "Per mezzo dei Tuoi comandamenti io acquisto intelligenza. La rivelazione delle Tue parole illumina e dà intelletto ai semplici" (Salmo 119:104,130).
Gesù è nostro esempio per la Sua dedizione allo studio, alla meditazione e alla memorizzazione delle Scritture; come Egli vinse la tentazione, così noi possiamo vincerla aggrappandoci alle promesse della Parola di Dio: "Ho conservato la Tua parola nel mio cuore, per non peccare contro di Te" (Salmo 119:11).
L'apostolo Paolo ci esorta: "La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza" (Colossesi 3:16).
I dottori della legge si stupirono quando ascoltarono Gesù dodicenne porre domande e rispondere alle loro domande: "E avvenne che, tre giorni dopo, Lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e a far loro domande. E tutti quelli che L'udivano, stupivano della Sua intelligenza e delle Sue risposte" (Luca 2:46-47).
Questo episodio testimonia del fatto che lo studio e la meditazione delle Scritture aprono la mente come nient'altro al mondo: "Ho maggior intendimento di tutti i miei maestri, perché i Tuoi comandamenti sono la mia meditazione" (Salmo 119:99).
"Il timore dell'Eterno è il principio della sapienza, e la conoscenza del Santo è l'intelligenza" (Proverbi 9:10).
Gesù insegnante delle Scritture:
Il capitolo 4 di Luca prosegue narrando di un sabato in cui Gesù predicò nella sinagoga di Nazaret:
"Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne ritornò in Galilea e la Sua fama si sparse per tutta la regione all'intorno. Ed Egli insegnava nelle loro sinagoghe, essendo onorato da tutti. Poi venne a Nazaret, dove era cresciuto e, com'era solito fare in giorno di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò per leggere. E Gli fu dato in mano il libro del profeta Isaia; lo aprì e trovò quel passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di Me, perché Mi ha unto per evangelizzare i poveri; Mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, e per predicare l'anno accettevole del Signore»" (Luca 4:14-19).
Gesù era solito insegnare nelle sinagoghe; pur non avendo frequentato le scuole rabbiniche, era onorato come un maestro e ammirato non per i Suoi titoli accademici, ma perché parlava nella potenza dello Spirito Santo.
Nella sinagoga di Nazaret Gli fu dato in mano il rotolo del profeta Isaia; Isaia è uno dei libri più lunghi dell'Antico Testamento e questo rotolo era sicuramente lungo diversi metri. Uno dei rotoli del profeta Isaia ritrovati a Qumran misura circa sette metri.
All'epoca di Gesù non esisteva la suddivisione in capitoli e versetti e Gesù "lo aprì e trovò quel passo" (v. 17); questo testo ci dà un'idea di quanto Gesù fosse familiare con le Scritture.
Oggi molti cristiani faticano a trovare nella Bibbia passaggi di cui conoscono il contenuto; per un cristiano la Bibbia dovrebbe essere la singola cosa che conosce meglio in tutto il mondo.
Gesù lesse l'inizio di Isaia 61, un brano che era considerato una profezia messianica; Egli lasciava che le Scritture definissero la Sua identità e la Sua missione. La stessa cosa vale per ogni Suo discepolo: troverà nelle Scritture la propria identità e missione.
"Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si pose a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di Lui. Allora cominciò a dir loro: «Oggi questa Scrittura si è adempiuta nei vostri orecchi». E tutti Gli rendevano testimonianza e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla Sua bocca, e dicevano: «Non è Costui il figlio di Giuseppe?»" (Luca 4:20-22).
Gesù aveva pronunciato parole di grazia; dalla reazione dei presenti possiamo dedurre che Egli aveva anche commentato il passaggio che aveva letto. La gente si meravigliava di Gesù perché non si aspettava di ascoltare parole simili da Lui, un semplice falegname.
"Poi discese a Capernaum, città della Galilea, e nei giorni di sabato insegnava alla gente. Ed essi si stupivano del Suo insegnamento, perché la Sua parola era con autorità" (Luca 4:31-32).
La gente si stupiva per l'autorità con cui Gesù parlava; più volte gli evangelisti riportarono di come la gente si meravigliava nell'ascoltare i Suoi insegnamenti.
"Ora, quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle si stupivano della Sua dottrina, perché Egli le ammaestrava, come uno che ha autorità e non come gli scribi" (Matteo 7:28-29).
"E le folle, udite queste cose, si stupivano della Sua dottrina" (Matteo 22:33).
"Poi entrarono in Capernaum, e subito, in giorno di sabato, Egli entrò nella sinagoga e insegnava. E la gente si stupiva della Sua dottrina, perché Egli li ammaestrava come uno che ha autorità e non come gli scribi" (Marco 1:21-22).
Di un'altra occasione, sempre nella sinagoga di Nazaret, Marco scrisse: "E, venuto il sabato, si mise ad insegnare nella sinagoga. E molti, udendoLo, stupivano e dicevano: «Da dove vengono a Costui queste cose, e che sapienza è mai questa che Gli è data?»" (Marco 6:2).
Perfino le guardie, inviate dai farisei e dai capi dei sacerdoti per prendere Gesù, affermarono: "Nessun uomo ha mai parlato come Costui" (Giovanni 7:46).
Il motivo per cui la gente si stupiva era che Gesù non aveva l'istruzione dei rabbini: "E i Giudei si meravigliavano e dicevano: «Come mai Costui sa di lettere, senza aver fatto studi?». Gesù allora rispose loro e disse: «La Mia dottrina non è Mia, ma di Colui che Mi ha mandato»" (Giovanni 7:15-16).
Il segreto della potenza delle Sue parole era che i Suoi insegnamenti provenivano dal Padre e non dalla sapienza umana. Le Scritture erano la Sua costante meditazione e perciò aveva più intendimento dei rabbini.
Ogni ministro di culto, ogni discepolo di Gesù dovrebbe poter affermare con sicurezza: "Ciò che insegno non proviene da me, ma da Dio".
Il modo di insegnare di Gesù era ben diverso da quello degli scribi; la gente riconosceva un'autorità diversa nelle Sue parole. Egli insegnava la Parola di Dio senza mescolarla con la tradizione o con le filosofie umane, a differenza rispettivamente dei farisei e dei sadducei.
"L'insegnamento degli scribi e degli anziani era freddo e normale, come una lezione imparata a memoria. Per essi la Parola di Dio non aveva alcuna potenza di vita e al suo posto portavano al popolo le loro idee e le loro tradizioni. Nella ripetizione abituale dei servizi sacri, dicevano di spiegare la legge, ma nessuna potenza divina agiva sui loro cuori e su quelli degli ascoltatori.
Gesù non si interessava affatto delle varie questioni di cui discutevano i giudei. Egli presentava la verità. Le Sue parole mettevano in luce gli insegnamenti dei patriarchi e dei profeti e le Scritture apparivano quasi come una nuova rivelazione. Mai prima i Suoi uditori avevano potuto comprendere così profondamente il significato della Parola di Dio" ("La Speranza dell'uomo", cap. 26, pag. 171, Ellen G. White).
Gesù aveva messo in guardia i discepoli dalla dottrina dei farisei e dei sadducei (cfr. Matteo 16:6.12 e Luca 12:1). Ai sadducei disse: "Voi errate, non comprendendo né le Scritture né la potenza di Dio" (Matteo 22:29).
Ai dottori della legge si rivolse così: "Guai a voi dottori della legge! Perché avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l'accesso a coloro che entravano" (Luca 11:52).
Gesù disse ai leader religiosi dell'epoca che, pur studiando le Scritture, non le comprendevano; accumulavano conoscenza intellettuale, ma non conoscevano Dio personalmente. Investigavano la Parola, ma non ne sperimentavano la potenza nella loro vita; così, attraverso il loro modo d'insegnare, non permettevano nemmeno ai loro ascoltatori di sperimentare la potenza della Parola di Dio.
"Voi investigate le Scritture, perché pensate di aver per mezzo di esse vita eterna; ed esse sono quelle che testimoniano di Me. Ma voi non volete venire a Me per avere la vita. Non pensiate che Io vi accusi presso il Padre; c'è chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza; infatti, se voi credeste a Mosè, credereste anche a Me, perché egli ha scritto di Me. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle Mie parole?" (Giovanni 5:39-40,45-47).
Attraverso le parole di Abrahamo nella parabola del ricco e Lazzaro, rimproverò i farisei: "Ma quello disse: «Ti prego dunque, o padre, di mandarlo a casa di mio padre, perché io ho cinque fratelli, affinché li avverta severamente, e così non vengano anch'essi in questo luogo di tormento». Abrahamo rispose: «Hanno Mosè e i profeti, ascoltino quelli». Quello disse: «No, padre Abrahamo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno». Allora egli gli disse: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno neppure se uno risuscitasse dai morti»" (Luca 16:27-31).
Il capitolo 4 di Luca prosegue narrando di un sabato in cui Gesù predicò nella sinagoga di Nazaret:
"Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne ritornò in Galilea e la Sua fama si sparse per tutta la regione all'intorno. Ed Egli insegnava nelle loro sinagoghe, essendo onorato da tutti. Poi venne a Nazaret, dove era cresciuto e, com'era solito fare in giorno di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò per leggere. E Gli fu dato in mano il libro del profeta Isaia; lo aprì e trovò quel passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di Me, perché Mi ha unto per evangelizzare i poveri; Mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, e per predicare l'anno accettevole del Signore»" (Luca 4:14-19).
Gesù era solito insegnare nelle sinagoghe; pur non avendo frequentato le scuole rabbiniche, era onorato come un maestro e ammirato non per i Suoi titoli accademici, ma perché parlava nella potenza dello Spirito Santo.
Nella sinagoga di Nazaret Gli fu dato in mano il rotolo del profeta Isaia; Isaia è uno dei libri più lunghi dell'Antico Testamento e questo rotolo era sicuramente lungo diversi metri. Uno dei rotoli del profeta Isaia ritrovati a Qumran misura circa sette metri.
All'epoca di Gesù non esisteva la suddivisione in capitoli e versetti e Gesù "lo aprì e trovò quel passo" (v. 17); questo testo ci dà un'idea di quanto Gesù fosse familiare con le Scritture.
Oggi molti cristiani faticano a trovare nella Bibbia passaggi di cui conoscono il contenuto; per un cristiano la Bibbia dovrebbe essere la singola cosa che conosce meglio in tutto il mondo.
Gesù lesse l'inizio di Isaia 61, un brano che era considerato una profezia messianica; Egli lasciava che le Scritture definissero la Sua identità e la Sua missione. La stessa cosa vale per ogni Suo discepolo: troverà nelle Scritture la propria identità e missione.
"Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si pose a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di Lui. Allora cominciò a dir loro: «Oggi questa Scrittura si è adempiuta nei vostri orecchi». E tutti Gli rendevano testimonianza e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla Sua bocca, e dicevano: «Non è Costui il figlio di Giuseppe?»" (Luca 4:20-22).
Gesù aveva pronunciato parole di grazia; dalla reazione dei presenti possiamo dedurre che Egli aveva anche commentato il passaggio che aveva letto. La gente si meravigliava di Gesù perché non si aspettava di ascoltare parole simili da Lui, un semplice falegname.
"Poi discese a Capernaum, città della Galilea, e nei giorni di sabato insegnava alla gente. Ed essi si stupivano del Suo insegnamento, perché la Sua parola era con autorità" (Luca 4:31-32).
La gente si stupiva per l'autorità con cui Gesù parlava; più volte gli evangelisti riportarono di come la gente si meravigliava nell'ascoltare i Suoi insegnamenti.
"Ora, quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle si stupivano della Sua dottrina, perché Egli le ammaestrava, come uno che ha autorità e non come gli scribi" (Matteo 7:28-29).
"E le folle, udite queste cose, si stupivano della Sua dottrina" (Matteo 22:33).
"Poi entrarono in Capernaum, e subito, in giorno di sabato, Egli entrò nella sinagoga e insegnava. E la gente si stupiva della Sua dottrina, perché Egli li ammaestrava come uno che ha autorità e non come gli scribi" (Marco 1:21-22).
Di un'altra occasione, sempre nella sinagoga di Nazaret, Marco scrisse: "E, venuto il sabato, si mise ad insegnare nella sinagoga. E molti, udendoLo, stupivano e dicevano: «Da dove vengono a Costui queste cose, e che sapienza è mai questa che Gli è data?»" (Marco 6:2).
Perfino le guardie, inviate dai farisei e dai capi dei sacerdoti per prendere Gesù, affermarono: "Nessun uomo ha mai parlato come Costui" (Giovanni 7:46).
Il motivo per cui la gente si stupiva era che Gesù non aveva l'istruzione dei rabbini: "E i Giudei si meravigliavano e dicevano: «Come mai Costui sa di lettere, senza aver fatto studi?». Gesù allora rispose loro e disse: «La Mia dottrina non è Mia, ma di Colui che Mi ha mandato»" (Giovanni 7:15-16).
Il segreto della potenza delle Sue parole era che i Suoi insegnamenti provenivano dal Padre e non dalla sapienza umana. Le Scritture erano la Sua costante meditazione e perciò aveva più intendimento dei rabbini.
Ogni ministro di culto, ogni discepolo di Gesù dovrebbe poter affermare con sicurezza: "Ciò che insegno non proviene da me, ma da Dio".
Il modo di insegnare di Gesù era ben diverso da quello degli scribi; la gente riconosceva un'autorità diversa nelle Sue parole. Egli insegnava la Parola di Dio senza mescolarla con la tradizione o con le filosofie umane, a differenza rispettivamente dei farisei e dei sadducei.
"L'insegnamento degli scribi e degli anziani era freddo e normale, come una lezione imparata a memoria. Per essi la Parola di Dio non aveva alcuna potenza di vita e al suo posto portavano al popolo le loro idee e le loro tradizioni. Nella ripetizione abituale dei servizi sacri, dicevano di spiegare la legge, ma nessuna potenza divina agiva sui loro cuori e su quelli degli ascoltatori.
Gesù non si interessava affatto delle varie questioni di cui discutevano i giudei. Egli presentava la verità. Le Sue parole mettevano in luce gli insegnamenti dei patriarchi e dei profeti e le Scritture apparivano quasi come una nuova rivelazione. Mai prima i Suoi uditori avevano potuto comprendere così profondamente il significato della Parola di Dio" ("La Speranza dell'uomo", cap. 26, pag. 171, Ellen G. White).
Gesù aveva messo in guardia i discepoli dalla dottrina dei farisei e dei sadducei (cfr. Matteo 16:6.12 e Luca 12:1). Ai sadducei disse: "Voi errate, non comprendendo né le Scritture né la potenza di Dio" (Matteo 22:29).
Ai dottori della legge si rivolse così: "Guai a voi dottori della legge! Perché avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l'accesso a coloro che entravano" (Luca 11:52).
Gesù disse ai leader religiosi dell'epoca che, pur studiando le Scritture, non le comprendevano; accumulavano conoscenza intellettuale, ma non conoscevano Dio personalmente. Investigavano la Parola, ma non ne sperimentavano la potenza nella loro vita; così, attraverso il loro modo d'insegnare, non permettevano nemmeno ai loro ascoltatori di sperimentare la potenza della Parola di Dio.
"Voi investigate le Scritture, perché pensate di aver per mezzo di esse vita eterna; ed esse sono quelle che testimoniano di Me. Ma voi non volete venire a Me per avere la vita. Non pensiate che Io vi accusi presso il Padre; c'è chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza; infatti, se voi credeste a Mosè, credereste anche a Me, perché egli ha scritto di Me. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle Mie parole?" (Giovanni 5:39-40,45-47).
Attraverso le parole di Abrahamo nella parabola del ricco e Lazzaro, rimproverò i farisei: "Ma quello disse: «Ti prego dunque, o padre, di mandarlo a casa di mio padre, perché io ho cinque fratelli, affinché li avverta severamente, e così non vengano anch'essi in questo luogo di tormento». Abrahamo rispose: «Hanno Mosè e i profeti, ascoltino quelli». Quello disse: «No, padre Abrahamo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno». Allora egli gli disse: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno neppure se uno risuscitasse dai morti»" (Luca 16:27-31).
Gesù continuò dicendo ai presenti nella sinagoga di Nazaret:
"In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria. Anzi, vi dico che al tempo di Elia, quando il cielo fu serrato tre anni e sei mesi e vi fu una grande fame in tutto il paese, vi erano molte vedove in Israele; eppure a nessuna di loro fu mandato Elia, se non a una donna vedova in Sarepta di Sidone. E al tempo del profeta Eliseo vi erano molti lebbrosi in Israele; eppure nessuno di loro fu mondato, eccetto Naaman il Siro" (Luca 4:24-27).
Le Scritture erano il fondamento dei Suoi insegnamenti; ricorreva a esempi tratti da esse per dimostrare ciò che stava affermando. Il Suo insegnamento aveva autorità, perché Gesù insegnava la Parola di Dio così com'era.
In un'epoca dove il dubbio e lo scetticismo serpeggiano a tutti i livelli, e si sono infiltrati anche nel cristianesimo, siamo chiamati a insegnare la Parola di Dio sola fonte di verità e unico fondamento della dottrina.
"Oggigiorno, come anticamente, si mettono da parte le verità fondamentali della Parola di Dio per far posto alle teorie e alle speculazioni umane. Molti sedicenti predicatori del Vangelo non accettano tutta la Bibbia come Parola ispirata: un «esperto» respinge questa parte, un altro mette in dubbio quella. Collocano il loro giudizio al di sopra della Parola e le Scritture che insegnano sono fondate sulla loro posizione autorevole e sull'interpretazione personale, cosicché viene distrutta la divina autenticità biblica.
Così si diffonde il seme dell'incredulità, la gente rimane confusa e non sa più che cosa credere. Quante credenze sono completamente prive di fondamento! Ai giorni di Cristo i rabbini forzavano molti brani della Scrittura attribuendo loro un significato mistico e distorto, Dato che le chiare dottrine della Parola di Dio condannavano il loro agire, cercavano di distruggerne la forza. La stessa cosa avviene oggi. Presentano la Parola di Dio come qualcosa di oscuro e misterioso per scusare la violazione della legge divina. Cristo denunciava questo abuso insegnando che tutti dovevano comprendere la Parola di Dio e mettendone in evidenza l'autorità inoppugnabile; altrettanto dobbiamo fare noi. Bisogna presentare la Bibbia come Parola del Dio infinito, fine di ogni controversia e fondamento di tutta la fede" ("Parole di vita", cap. 2, pag. 18, Ellen G. White).
Spesso Gesù volgeva la mente dei Suoi interlocutori alle Scritture tramite domande; cercava continuamente di attirare l'attenzione verso gli insegnamenti della Parola di Dio.
Troppo spesso nelle chiese cristiane si sente dire: "Io penso", anziché: "Sta scritto", "Come leggi?".
"Non avete voi letto che li creò da principio, li creò maschio e femmina?" (Matteo 19:4).
"Non avete mai letto nelle Scritture...?" (Matteo 21:42).
"Che cosa vi ha comandato Mosè?" (Marco 10:3).
"Riguardo poi alla risurrezione dei morti, non avete letto nel libro di Mosè..?" (Marco 12:24).
"Come mai gli scribi dicono che il Cristo è il Figlio di Davide? Poiché Davide stesso, per lo Spirito Santo, disse..." (Marco 12:35).
"Che cosa sta scritto nella legge? Come leggi?" (Luca 10:26).
"Come mai dicono che il Cristo è Figlio di Davide? Nel libro dei Salmi Davide stesso dice..." (Luca 20:41-42).
"Non è scritto nella vostra legge...?" (Giovanni 10:34).
"I dottori d'Israele non spandevano il seme della Parola di Dio, per cui l'opera di Cristo, maestro di verità, era in netto contrasto con quella dei rabbini del Suo tempo. Insistendo su tradizioni, teorie e speculazioni umane, collocavano spesso quello che un uomo aveva insegnato o scritto sulla Parola al posto della Parola stessa. Le loro teorie non sapevano vivificare l'anima, mentre Cristo insegnava e predicava la Parola di Dio. Affrontava gli interlocutori con un categorico «Sta scritto», «Come leggi?». In ogni occasione, quando si destava l'interesse ad opera di amici o nemici, Gesù seminava il seme della Parola" ("Parole di vita", cap. 2, pag. 18, Ellen G. White).
"Sebbene i Suoi insegnamenti fossero semplici, Egli parlava con autorità. Ed era proprio questa caratteristica a distinguerLo nettamente da tutti gli altri. I rabbini parlavano ponendo dubbi e incertezze, come se le Scritture potessero essere interpretate in maniere opposte; gli ascoltatori quindi rimanevano incerti. Ma Gesù spiegava le Scritture con indubbia autorità. Parlava con potenza, su qualsiasi argomento, come se le Sue parole non potessero essere messe in dubbio" ("La Speranza dell'uomo", cap. 26, pag. 171, Ellen G. White).
"In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria. Anzi, vi dico che al tempo di Elia, quando il cielo fu serrato tre anni e sei mesi e vi fu una grande fame in tutto il paese, vi erano molte vedove in Israele; eppure a nessuna di loro fu mandato Elia, se non a una donna vedova in Sarepta di Sidone. E al tempo del profeta Eliseo vi erano molti lebbrosi in Israele; eppure nessuno di loro fu mondato, eccetto Naaman il Siro" (Luca 4:24-27).
Le Scritture erano il fondamento dei Suoi insegnamenti; ricorreva a esempi tratti da esse per dimostrare ciò che stava affermando. Il Suo insegnamento aveva autorità, perché Gesù insegnava la Parola di Dio così com'era.
In un'epoca dove il dubbio e lo scetticismo serpeggiano a tutti i livelli, e si sono infiltrati anche nel cristianesimo, siamo chiamati a insegnare la Parola di Dio sola fonte di verità e unico fondamento della dottrina.
"Oggigiorno, come anticamente, si mettono da parte le verità fondamentali della Parola di Dio per far posto alle teorie e alle speculazioni umane. Molti sedicenti predicatori del Vangelo non accettano tutta la Bibbia come Parola ispirata: un «esperto» respinge questa parte, un altro mette in dubbio quella. Collocano il loro giudizio al di sopra della Parola e le Scritture che insegnano sono fondate sulla loro posizione autorevole e sull'interpretazione personale, cosicché viene distrutta la divina autenticità biblica.
Così si diffonde il seme dell'incredulità, la gente rimane confusa e non sa più che cosa credere. Quante credenze sono completamente prive di fondamento! Ai giorni di Cristo i rabbini forzavano molti brani della Scrittura attribuendo loro un significato mistico e distorto, Dato che le chiare dottrine della Parola di Dio condannavano il loro agire, cercavano di distruggerne la forza. La stessa cosa avviene oggi. Presentano la Parola di Dio come qualcosa di oscuro e misterioso per scusare la violazione della legge divina. Cristo denunciava questo abuso insegnando che tutti dovevano comprendere la Parola di Dio e mettendone in evidenza l'autorità inoppugnabile; altrettanto dobbiamo fare noi. Bisogna presentare la Bibbia come Parola del Dio infinito, fine di ogni controversia e fondamento di tutta la fede" ("Parole di vita", cap. 2, pag. 18, Ellen G. White).
Spesso Gesù volgeva la mente dei Suoi interlocutori alle Scritture tramite domande; cercava continuamente di attirare l'attenzione verso gli insegnamenti della Parola di Dio.
Troppo spesso nelle chiese cristiane si sente dire: "Io penso", anziché: "Sta scritto", "Come leggi?".
"Non avete voi letto che li creò da principio, li creò maschio e femmina?" (Matteo 19:4).
"Non avete mai letto nelle Scritture...?" (Matteo 21:42).
"Che cosa vi ha comandato Mosè?" (Marco 10:3).
"Riguardo poi alla risurrezione dei morti, non avete letto nel libro di Mosè..?" (Marco 12:24).
"Come mai gli scribi dicono che il Cristo è il Figlio di Davide? Poiché Davide stesso, per lo Spirito Santo, disse..." (Marco 12:35).
"Che cosa sta scritto nella legge? Come leggi?" (Luca 10:26).
"Come mai dicono che il Cristo è Figlio di Davide? Nel libro dei Salmi Davide stesso dice..." (Luca 20:41-42).
"Non è scritto nella vostra legge...?" (Giovanni 10:34).
"I dottori d'Israele non spandevano il seme della Parola di Dio, per cui l'opera di Cristo, maestro di verità, era in netto contrasto con quella dei rabbini del Suo tempo. Insistendo su tradizioni, teorie e speculazioni umane, collocavano spesso quello che un uomo aveva insegnato o scritto sulla Parola al posto della Parola stessa. Le loro teorie non sapevano vivificare l'anima, mentre Cristo insegnava e predicava la Parola di Dio. Affrontava gli interlocutori con un categorico «Sta scritto», «Come leggi?». In ogni occasione, quando si destava l'interesse ad opera di amici o nemici, Gesù seminava il seme della Parola" ("Parole di vita", cap. 2, pag. 18, Ellen G. White).
"Sebbene i Suoi insegnamenti fossero semplici, Egli parlava con autorità. Ed era proprio questa caratteristica a distinguerLo nettamente da tutti gli altri. I rabbini parlavano ponendo dubbi e incertezze, come se le Scritture potessero essere interpretate in maniere opposte; gli ascoltatori quindi rimanevano incerti. Ma Gesù spiegava le Scritture con indubbia autorità. Parlava con potenza, su qualsiasi argomento, come se le Sue parole non potessero essere messe in dubbio" ("La Speranza dell'uomo", cap. 26, pag. 171, Ellen G. White).