I numeri e la popolarità non sono mai stati una priorità per Gesù; Egli non ha mai costretto nessuno a seguirLo, ma ha sempre invitato tutti a farlo.
L'evangelista Luca riporta che "grandi folle andavano con Lui" (Luca 14:25).
In quest'occasione Gesù sembrò addirittura scoraggiare le persone dal seguirLo: "Se uno viene a Me e non odia suo padre e sua madre, la moglie e i figli, i fratelli e le sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere Mio discepolo. E chiunque non porta la sua croce e Mi segue, non può essere Mio discepolo" (Luca 14:26-27).
Gesù insegnò che non possiamo essere Suoi discepoli se qualcun altro occupa il primo posto nel nostro cuore.
E nemmeno quando l'io occupa il posto che spetta solo a Lui: "Chi ama la sua vita la perderà, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna" (Giovanni 12:25).
Gesù voleva far riflettere le folle sulle motivazioni per cui Lo seguivano e sul costo che quella scelta comportava per le loro vite; insegnò loro che dovevano calcolare il prezzo della decisione di diventare Suoi discepoli.
Chi comincia questo cammino, definendosi discepolo di Gesù, senza valutare le implicazioni di questa scelta decidendo poi di tornare indietro, reca disonore al nome di Gesù: "Nessuno che ha messo la sua mano all'aratro e poi guarda indietro, è adatto per il regno di Dio" (Luca 9:62).
Gesù sembrò alzare ancora il volume delle Sue parole: "Così dunque, ognuno di voi che non rinunzia a tutto ciò che ha, non può essere Mio discepolo" (Luca 14:33).
Che cosa intende Gesù per rinunciare a tutto? Sicuramente il discepolo è chiamato a rinunciare a tutte le cose che lo separano da Dio, cioè a ogni peccato conosciuto. Il discepolo è servo del suo Maestro, vive per compiere la volontà di Gesù; infatti, chi accetta Gesù come suo Salvatore personale, Lo accetta anche come Signore della sua vita.
"Nessun discepolo è da più del suo maestro, anzi ogni discepolo ben addestrato sarà come il suo maestro" (Luca 6:40); se il discepolo sarà come il suo maestro, il discepolo di Gesù seguirà il Suo esempio. Gesù non può chiederti altro se non darti completamente a Lui senza riserve, arreso alla Sua volontà, qualunque essa sia.
Gesù per primo ha rinunciato a tutto; ha sacrificato tutto quello che era, abbandonando il cielo per incarnarsi come uomo, per ritenere la natura umana in eterno, rischiando la Sua stessa vita eterna per la tua salvezza.
Alla luce del sacrificio di Gesù, come puoi pensare di non rinunciare a tutto quello che ti separa da Dio? Potrebbe sembrare un grande sacrificio per il tuo io, ma ogni rinuncia impallidisce di fronte al sacrificio consumatosi sul Calvario.
"Ma quando lasciamo tutto, a che cosa rinunciamo? A un cuore contaminato dal peccato perché venga purificato da Gesù col Suo sangue e salvato dal Suo amore ineguagliabile. Eppure l'uomo pensa che sia troppo difficile lasciare tutto! Io mi vergogno quando lo sento dire e mi vergogno anche di scriverlo" ("Passi verso Gesù", cap. 5, Ellen White).
L'evangelista Luca riporta che "grandi folle andavano con Lui" (Luca 14:25).
In quest'occasione Gesù sembrò addirittura scoraggiare le persone dal seguirLo: "Se uno viene a Me e non odia suo padre e sua madre, la moglie e i figli, i fratelli e le sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere Mio discepolo. E chiunque non porta la sua croce e Mi segue, non può essere Mio discepolo" (Luca 14:26-27).
Gesù insegnò che non possiamo essere Suoi discepoli se qualcun altro occupa il primo posto nel nostro cuore.
E nemmeno quando l'io occupa il posto che spetta solo a Lui: "Chi ama la sua vita la perderà, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna" (Giovanni 12:25).
Gesù voleva far riflettere le folle sulle motivazioni per cui Lo seguivano e sul costo che quella scelta comportava per le loro vite; insegnò loro che dovevano calcolare il prezzo della decisione di diventare Suoi discepoli.
Chi comincia questo cammino, definendosi discepolo di Gesù, senza valutare le implicazioni di questa scelta decidendo poi di tornare indietro, reca disonore al nome di Gesù: "Nessuno che ha messo la sua mano all'aratro e poi guarda indietro, è adatto per il regno di Dio" (Luca 9:62).
Gesù sembrò alzare ancora il volume delle Sue parole: "Così dunque, ognuno di voi che non rinunzia a tutto ciò che ha, non può essere Mio discepolo" (Luca 14:33).
Che cosa intende Gesù per rinunciare a tutto? Sicuramente il discepolo è chiamato a rinunciare a tutte le cose che lo separano da Dio, cioè a ogni peccato conosciuto. Il discepolo è servo del suo Maestro, vive per compiere la volontà di Gesù; infatti, chi accetta Gesù come suo Salvatore personale, Lo accetta anche come Signore della sua vita.
"Nessun discepolo è da più del suo maestro, anzi ogni discepolo ben addestrato sarà come il suo maestro" (Luca 6:40); se il discepolo sarà come il suo maestro, il discepolo di Gesù seguirà il Suo esempio. Gesù non può chiederti altro se non darti completamente a Lui senza riserve, arreso alla Sua volontà, qualunque essa sia.
Gesù per primo ha rinunciato a tutto; ha sacrificato tutto quello che era, abbandonando il cielo per incarnarsi come uomo, per ritenere la natura umana in eterno, rischiando la Sua stessa vita eterna per la tua salvezza.
Alla luce del sacrificio di Gesù, come puoi pensare di non rinunciare a tutto quello che ti separa da Dio? Potrebbe sembrare un grande sacrificio per il tuo io, ma ogni rinuncia impallidisce di fronte al sacrificio consumatosi sul Calvario.
"Ma quando lasciamo tutto, a che cosa rinunciamo? A un cuore contaminato dal peccato perché venga purificato da Gesù col Suo sangue e salvato dal Suo amore ineguagliabile. Eppure l'uomo pensa che sia troppo difficile lasciare tutto! Io mi vergogno quando lo sento dire e mi vergogno anche di scriverlo" ("Passi verso Gesù", cap. 5, Ellen White).